The Sense of Violence
Concorso                  

The Sense of Violence

Mooyoung Kim

Paese

Corea del Sud

Anno

2024

Durata

114'

Categoria

Documentario

Anteprima

Italiana

Sceneggiatura

Mooyoung Kim

Fotografia

Mooyoung Kim

Montaggio

Mooyoung Kim

Musica

Worramet Matutamtada

Suono

Mooyoung Kim

Produzione

Void space

Distribuzione

Void space

Sinossi

Il film ripercorre l’evoluzione del cinema e della politica sudcoreani dagli anni ‘50, esaminando in particolare la loro intersezione nel contesto storico dell’“arte anticomunista” e del regime di Park Chung-hee negli anni ’60 e ’70. La censura e gli interventi della Korean Central Intelligence Agency rivelano il ruolo simbolico del potere e dell’ideologia nel rapporto tra immagine e realtà. Il film ci spinge a riflettere sui creatori di immagini: possono collaborare con il potere per servirne l’ideologia o registrare immagini fuori dal suo controllo, ma comunque influenzate da una gerarchia che le eccede. The Sense of Violence è un saggio visivo rigoroso e appassionante sulle immagini e la rappresentazione.

 

Biografia

Kim Mooyoung realizza film e progetti multimediali basati sulle sue ricerche. Il suo primo lungometraggio, Night Light (2018), è stato proiettato nella sezione Vision del Busan International Film Festival e ha vinto il Passionate Staff Award al Seoul Independent Film Festival e il Best Cinematography Award ai Wildflower Film Awards Korea. Il cortometraggio sperimentale Gold Dragon Mountain (2021) è stato invitato al Rencontres Internationales Paris/Berlin e all’Oberhausen International Short Film Festival.

Dichiarazione

Ho trascorso quasi un decennio indagando come l’ideologia influisca sulla percezione sensoriale attraverso varie forme d’arte. Uno degli esempi più eclatanti di questo intervento risale agli anni ’70, sotto il regime di Park Chung-hee, quando la Legge anticomunista impose un controllo rigoroso sull’espressione artistica, gettando le basi per una censura coercitiva. Sotto questo regime oppressivo, gli artisti erano costretti ad adornare la pura brutalità della violenza motivandola con il dolore e l’odio. Sul fronte opposto le vittime di quella ideologia venivano messe a tacere, impossibilitate a denunciare la violenza subita. Erano oppresse dall’esperienza sensoriale della violenza, rivestita dall’ideologia anticomunista, e costrette a dimenticare l’impronta lasciata dalla quella violenza sui loro corpi. Che però non può semplicemente svanire. Un giorno, inevitabilmente, riemerge in forme strane e inattese.

— Mooyoung Kim

Materiali d’archivio

Cinegiornali dell’esercito americano degli anni ‘50. Cinegiornali coreani dagli anni ‘50 agli anni ‘90. Film di propaganda governativa e film anti-comunisti degli anni ‘70 e ‘80.