Frammenti Montagnola

Frammenti Montagnola
Influenzato dalle comiche del muto e dai film dei fratelli Marx, nella seconda metà degli anni Settanta Gianni Celati decide di dare finalmente sfogo alla sua passione per il cinema. Fra i suoi primi progetti troviamo una libera trasposizione di alcune pagine tratte da Molloy di Samuel Beckett (“in francese è un pezzo teatrale straordinario”, racconterà) e una rielaborazione, sotto forma di canovaccio, di materiali comici tratti appunto dai Marx (il risultato verrà pubblicato nel 1987 da Baskerville, in un volumetto dal titolo La farsa dei tre clandestini). Nessuna di queste idee troverà una realizzazione pratica. Questi Frammenti, ritrovati da Mili Romano e digitalizzati nei primi anni 2000, possono dare almeno un’idea del tipo di cinema che Celati aveva in mente di fare.
Spalleggiato da alcuni allievi del DAMS e dall’amico fotografo Carlo Gajani, Celati dà vita a una trama bislacca che ruota attorno a una misteriosa operazione chirurgica che permetterebbe di sostituire il cuore con un orologio (così “dopo uno non c’ha bisogno di sapere che ora è”). Nel frattempo, due buffi sfaccendati (Roberto Antoni e Maurizio Magri), licenziati dalla pensione per cani per cui lavoravano in quanto sorpresi a tentar di rivendere uno degli “ospiti”, si aggirano per la Montagnola in cerca di qualche spicciolo, finché non si imbattono in una delle “cavie” (Carlo Gajani) dello strano esperimento.
Malgrado la disorganicità e l’approccio dichiaratamente amatoriale, questo brevissimo abbozzo di film restituisce molto bene gli interessi di Celati in quegli anni: l’attenzione per il comico, il lavoro sul corpo e la gestualità, il gusto per il nonsense, il piacere dell’esperienza collettiva.