Attila alla Corte Boscona

Attila alla Corte Boscona
Nel 1976, Giuliano Scabia, insieme al gruppo del Gorilla Quadrumano, organizza una discesa teatrale del Po a tappe, destinata a concludersi a Venezia durante la Biennale di Teatro. Dopo mesi di preparativi, però, l’impresa si rivela troppo complessa e faticosa, e il gruppo si divide: una parte degli studenti va con Scabia ad allestire la grande tappa finale a Mira, non lontano dal capoluogo veneto; l’altra, guidata da Andrea Landuzzi e Alfredo Cavalieri, si ferma in una frazione di San Benedetto Po (Mantova), la Corte Boscona. Qui, in collaborazione con gli abitanti del luogo, danno vita a una reinvenzione fantastica della figura del famigerato sovrano unno e del suo incontro con papa Leone Magno.
A questa azione teatrale prende parte, nei panni dello scrivano personale di Attila, anche Gianni Celati, in quegli anni molto attento alla sperimentazione teatrale dell’amico e collega. Quello di Scabia, scrive Celati, è un “teatro minimo che possono fare tutti e dovunque, senza pretese ma anche senza padrone”, dove “la gente ride, si dimena, commenta di rimando agli attori come fa al ciarlatano sulla pubblica piazza, c’è una specie di decongestione generale”.
Il filmato, per il quale ringraziamo Alberto Pontiroli e la moglie di Scabia, Cristina Giglioli, si basa sulle immagini realizzate per l’occasione da Landuzzi e Cavalieri. È stato digitalizzato e montato all’inizio degli anni 2000 dallo stesso Scabia (che vi ha realizzato anche un’apposita presentazione video) all’interno di un progetto di recupero del suo archivio, realizzato in collaborazione con l’Università di Bologna. La supervisione tecnica è Frank Baliello, mentre il montaggio e la correzione video sono state effettuate da Claudio Lamperti.